Tiriamo le somme. Qualche disco - e un singolo - da portarsi via dal 2021

 





Come da titolo. 


IRA - IOSONOUNCANE [sperimentale]

A voler essere onesti, la mia personale lista dei ricordi musicali del 2021 si potrebbe aprire e chiudere qui. Si perché nessun lavoro di quest'anno mi ha colpito, entusiasmato e affascinato come IRA, il terzo album di IOSONOUNCANE. Il lavoro del musicista di Buggerru è umilmente universale e si potrebbe, molto faticosamente, descrivere con dei termini e con una lista dei loro rispettivi contrari. In mezzo a questo oceano nuota IRA, in un mare denso e limpido insieme: un' immersione di quasi due ore in un viaggio babelico e dantesco, che ci fa sfiorare con la punta delle dita la nostra essenza più primigenia e ancestrale. Ne riemergiamo tanto frastornati quanto con nuova lucidità e consapevolezza. Ascoltatelo senza timore o pregiudizio; vivetelo con calma e serenità. Pochi dischi sanno andare così nel profondo e liberarsi tanto in alto, estraniandoci dal tutto. Un capolavoro, che per me durerà oltre il tempo. 


Jar'a - Paolo Angeli [sperimentale, etnica, noise]

Paolo Angeli è unico. Unica la sua musica, unico lo strumento che suona, costruito da lui stesso assemblando pezzi di strumenti diversi e che lui chiama chitarra sarda preparata. Con Jar'a asciuga definitivamente certe spigolature della sua opera e arriva al suo lavoro definitivo, una suite in più movimenti dove mischia il sapore sapido del mare ad echi di musica tradizionale. Registrato nell'isola della Maddalena, in provincia di Sassari, questo disco è il lavoro più completo del musicista sardo, quello dove il respiro si fa meno affannoso e più ampio. Certo,  tra i ricami di chitarra acustica e gli sciabordii ritmici e vocali non mancano i classici muri d'acqua noise, ma il tutto è fatto con un equilibrio invidiabile. E tutto in presa diretta! Mitico. 


Spencer - Jonny Greenwood [soundtrack]

La colonna sonora del film su Diana Spencer firmata del polistrumentista dei Radiohead è un affascinante quanto improbabile incontro tra musica barocca e umori free jazz. Solo un musicista oramai pienamente maturo come Greenwood può riuscire a far incontrare mondi cosi diversi e farli rimanere in equilibrio, pur su un filo sottile. Tra rapidi studi per organo, aspri svolazzi per archi e aperture jazzistiche, Spencer è l'ennesimo bell'ascolto e l'ennesima possibiltà di esplorazione di una delle teste musicali più geniali del rock, che ormai è un compositore di musica da film fatto e finito*. 


Promises - Floating Points, Pharoah Sanders, London Contemporary Orchestra [ambient, jazz, third stream]

Diciamoci la verità, le premesse erano davvero sinistre. Un musicista elettronico, un vecchio santone del free jazz e un'orchestra: il rischio maionese impazzita era alto. Gli ingredienti sono talmente diversi che ci vuole un grande chef per amalgamarli bene. Invece Sam Shepard - aka Floating Points - lavora per sottrazione e ci consegna un lavoro magari non per tutti, ma estremamente intenso. L'architrave è la ripetizione ossessiva di un motivo di sette note, che compare quasi in ogni movimento della suite; da qui parte un viaggio spirituale in cui a quella vecchia quercia di Sanders - già sassofonista nel quintetto del periodo free di Coltrane - basta un sospiro per mettere in riga tutti gli epigoni che di questa nuova vena spiritual hanno infestato il panorama jazzistico americano più mainstream. In tutto questo l'orchestra si prende i suoi spazi, anzi non compare proprio per quasi metà del lavoro; poi quando lo fa esplode in partiture mai ingombranti, per quanto acusticamente intense. Un lavoro interessantissimo, tanto ben calibrato quanto capace di portare l'ascoltatore in vaste stanze trascendentali. 


Invisibile Cities - A Winged Victory For The Sullen [ambient, neoclassical]

Ispirato al romanzo "Le Città Invisibili" di Italo Calvino, doveva essere il commento musicale per un pièce teatrale; poi la pandemia ha cambiato i piani e il duo ha deciso di farne un disco. In un certo senso si coglie che il lavoro non era inizialmente pensato per una uscita su supporto, tuttavia la cura strumentale e soprattutto sonora di questo gruppo rimangono immutati. Quattordici momenti più o meno brevi - come le città descritte nel libro -  che intervallano meditazioni pianistiche, ghirigori d'archi, synth e bordate noise. Il tutto con la solita e  unica profondità sonora che fa della creatura di Adam Wiltze e Dustin O' Halloran uno dei più interessanti gruppi della scena ambient neoclassica. 


e il singolo..


I'm A Rover/The Bothy Lads - Ye Vagabonds [folk, celtic]

Rilasciato ad inizio anno, questo singolo è la conferma che il duo dei fratelli irlandesi MacGloinn è una delle punte di diamante della - vibrante - nuova scena folk irlandese. Questa volta il gruppo estrae dal vecchio ma ma mai logoro cilindro delle canzoni tradizionali britanniche delle personali versioni di I'm A Rover, un'ode alla vita da pub e al suo protagonista indiscusso - l'alcool, ovviamente - e The Bothy Lads, un tradizionale scozzese con tema il tradimento e l'abbandono. Come sempre, l'interpretazione dei due fratelli è rispettosa ma passionale; e ancora una volta ad affascinare è l'estrema onestà del loro lavoro, oltre che la perizia strumentale e la purezza dell'amalgama vocale. 

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* Prima di Spencer, Greenwood aveva composto la colonna sonora di "Phantom Thread" - film del 2018 con Daniel Day Lewis e in Italia uscito con il titolo de "Il Filo Nascosto"; questo rimane per me il suo lavoro migliore. Da recuperare, sia la colonna sonora che lo splendido film di Paul Thomas Anderson. 



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