7. Sentieri Obliqui: Brian Eno in 12 ascolti. Prima parte.

 


Nella musica, come nella vita, ci sono incontri ed Incontri. Personalmente, di incontri musicali con la “i” maiuscola ne conto sulle dita della mano, come è giusto che sia. Ancor di più, di queste metaforiche dita ne sceglierei due, qualora fossi messo crudelmente alle strette. Una scelta ricadrebbe su John Coltrane; l’altra su Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno (!), per i non familiari semplicemente Brian Eno. Sono due scelte che ci metto poco a spiegarvi: la scoperta della musica di Coltrane è stata, per me, una vera Rivelazione – e non uso il maiuscolo senza motivo – spirituale; il rendez-vous con l’opera di Eno è stato, invece causa di un profondo trambusto analitico-razionale. D’altronde, chi l’ha detto che non si possano amare due donne nello stesso momento?

Ascoltare, vivere, e quindi amare i lavori del “non musicista” inglese ha radicalmente cambiato le mie prospettive, e non solo quelle propriamente musicali: una cosa perfettamente logica, se consideriamo che le idee di Eno involgono più ad una filosofia musicale, che non alla sola musica di per sé. Talento multiforme che ha frequentato scuole d’arte più che Conservatori* e il cui primo “strumento” suonato fu un... tape recorder**, Eno ha non solo stravolto le carte del mazzo della musica rock, ma ne ha lasciato sul tavolo uno di nuovo, enigmatico, ma al cui gioco hanno poi giocato in tantissimi.

Esplorare la musica – e la mente – eniana è quindi un sentiero rigoglioso e forse anche rigoroso, ma non necessariamente impervio. Piuttosto, è un’avventura fatta di svolte oblique che lasciano sia emotivamente curiosi che razionalmente stupefatti, come quando si scopre un nuovo punto di vista su un paesaggio circostante. La prospettiva è tutto, a volte. Indaghiamo quindi insieme questa visuale, in una serie di dodici diverse fermate che non vogliono essere un "il meglio di" - in questa lista mancano dei lavori fondamentali - ma una galleria di album che seguono il percorso sia artistico che psicologico del non-musicista britannico.

 

Here Comes The Warm Jets [1973] – Il primo album solista di Eno è sì ancora legato all’estetica glam dei suoi lavori con i Roxy Music, e tuttavia già sono ben presenti le sue impronte; e sono già profonde radici, più che timidi germogli. Dalle chitarre abrasive di “Needle’s in the Camel Eye”, passando per i canti stralunati di “Cindy’s Tell Me”, per approdare alle pulsioni quasi cinematografiche – che in un certo senso anticipano nello spirito quei grandi arazzi ambient a cui si dedicherà in futuro – di “On Some Faraway Beach”, l’album è uno stranito ma rigoroso miscuglio di glam, pop e musica avanguardistica.

Taking Tiger Mountain (By Strategy) [1974] – Con una formazione base ridotta a soli 5 elementi, più una girandola di ospiti (sempre illustrissimi: Robert Wyatt, Phil Manzanera...) Eno dipinge un quadro iconicamente surreale ispirato ad una serie di cartoline raffiguranti le scene di un’opera teatrale cinese**. Sempre più interessato al processo che non al risultato, è qui che Eno utilizza per la prima volta le sue “strategie oblique”, un mazzo di carte contenete frasi oracolari che guidarono il musicista durante il processo creativo, indirizzando, quasi a forza, le scelte compositive***. L’album è già fanciullescamente maturo, e i suoi sapori allo stesso tempo antichi e moderni lo inquadrano fuori dal tempo. Contiene una delle più belle opener che io ricordi: “Burning Airlines Gives You So Much More” è un’altra irresistibilmente strampalata filastrocca che però nasconde sotto la sua superficie sardonica una conoscenza sterminata della musica colta.

Another Green World [1975] – Una pozione alchemica le cui note pitturano qualsiasi parete di una qualunque stanza in cui questo disco è stato ascoltato e che riecheggia come un sortilegio anche ore dopo che l’ascolto è terminato. Volendo, su “Another Green World” si potrebbero scrivere libri interi – è stato fatto**** - ma io preferisco “non descrivervelo”, perché trovo le parole inefficaci per definirne le suggestioni. Oltre ad essere una vera e propria illuminazione intellettiva, è un album smeraldino che profuma come pagine di un libro impregnate di rugiada. Non posso che invitarvi ad ascoltarlo.  

Cluster And Eno [1977]Era già da qualche tempo che Eno, ispirato da un periodo di immobilizzazione forzata a seguito di un incidente***** vagheggiava di una musica “ascoltabile quanto liberamente ignorabile”, dando cosi avvio alla rivoluzione copernicana dell’ambient music nella musica popolare. In questa sua ricerca si incrociò, in un angusto retropalco di Amburgo, con il duo tedesco dei Cluster, che di suggestioni simili si stavano abbeverando più o meno contemporaneamente nella loro terra natia. L’album unisce la notevole ricerca sonora dei teutonici con la sapienza acustica di Eno, che si inserisce nelle trame ambientali del duo tedesco, fatte di acquerelli melodici minimali e timbri dagli accenti paradossalmente sia metallici che fiabeschi, plasmando cosi  un disco dai toni pastello che è testimonianza unica dell’unione delle due maggiori scuole ambient europee: quella tedesca e quella inglese. L’iniziale “Ho Renomo” inquadra fin da subito l’universo acustico di questo lavoro, tra cavate di basso, pianoforte carillonesco e strati sonori dolcissimi; un panorama romanticamente dimesso che non poteva che nascere in un ambiente cosi profondamente “altro” e controverso come era quello della Germania negli anni ‘70. Abbellito da una copertina iconica, “Cluster & Eno” è l’incontro fondamentale di tre saggi di quel quietamente florido cosmo che è la musica d’ambiente.  

Before And After Science [1977]Ultimo lavoro della cosiddetta “tetralogia rock”, “Before And After Science” è la sublimazione formale del genere, la sua perfezione scientifica; un Mondrian acustico. Attorniato dal solito manipolo di amici/collaboratori (Robert Fripp******, i Cluster, Percy Jones…) Eno divide il lavoro in due, con un lato A impregnato di sonorità percussive e urgenti ma sempre declinate all’interno del suo mondo lunaticamente ironico, e un lato B dai toni decisamente più pastorali. Ne viene fuori un pozzo di musicologia, dove pop, ambient, avanguardie e art rock si confrontano sullo stesso terreno acustico. Dall’iniziale funk urbano di “No One’s Receiving” fino alle maree argentate di “Spider And I”, l’album è un viaggio sia emotivo che psicologico; come un grande classico, “Before And After Science” affascina generazioni, che vi trovano tra le sue pagine diversi quesiti e risposte ancora attuali perché senza tempo.

Music For Films [1978] Questo disco è da alcuni descritto come “minore”, ma secondo me è essenziale per capire un’altra sfaccettatura della poetica eniana. “Music For Films”******* è sempre ancorato a quelle sperimentazioni sulla musica d’ambiente che in quegli anni si stavano dischiudendo come fiori primaverili nei lavori del Nostro, ma introduce un elemento metodologico nuovo: l'album è composto da una serie di brevi miniature sonore, frutto di tagli – di nastro, come si usava fare al tempo – di composizioni antecedenti e di musiche ex novo. L’introduzione dell’elemento della brevità  pone questo lavoro un po’ fuori dai canoni ambient eniani, ma affascina per la sua qualità cinematografica, le sue pennellate di diversa profondità e sfumatura e la sua tenera disorganicità. Le brume di “Events In A Dense Fog”, e gli sprazzi acustici di “From The Same Hill” sono solo alcuni dei gioiellini impressionistici nascosti tra le pieghe di un disco che mai come prima conduce la musica di Eno verso diversi “non luoghi”; come una nave che girovaga tra diversi arcipelaghi acustici fendendo un mare - di pellicola - color beige.

Siamo a metà: stop recording. Pausa.  

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* Eno ha frequentato la Winchester School of Art, dell’Università di Southampton, studiando arte e musica sperimentale con Roy Ascott, importante artista visivo nel campo della telematica e della cibernetica.

** Dal titolo omonimo a quello del disco. E’ un’opera cinese dell’epoca rivoluzionaria, di stile Peking, ovvero la forma d’opera più diffusa in Cina, combinante musica, danza, mimo e acrobazie; la storia è ispirata ad una novella, “Tracks in The Snowy Forest” del romanziere Qu Bo, opera a sua volta basata su un fatto reale avvenuto nel 1946 durante la Guerra Civile Cinese e l’azione di repressione comunista del bandistismo nel nordest del paese.  

*** Sicuramente influenzato dal suo amore per l’avanguardia novecentesca, in particolare Steve Reich – che del tape loop fu precursore - e John Cage, che cominciò a sperimentare con il nastro magnetico già ad inizio anni ‘50

**** Anche qui è palese l’ispirazione con la musica “casuale” di John Cage, che nel 1951 licenzia “Music For I Ching”, una composizione per piano solo dal carattere aleatorio ispirata dal libro cinese dell’I Ching. Le “Strategie Oblique” furono messe a punto da Eno e dall’illustratore tedesco Peter Schimdt. Il musicista britannico le usa tutt’oggi e anche altri gruppi le adoperano come metodo compositivo.

**** E’ “Brian Eno’s Another Green World” di Geeta Dayal, del 2009.

***** L’episodio è ben noto: Eno fu vittima di un incidente stradale che lo bloccò su un letto di ospedale per varie settimane. Un amico gli portò un disco di musica rinascimentale da ascoltare:  il volume però era talmente basso da essere appena udibile. Il musicista provò a muovere la manopola, ma le sue condizioni fisiche non glielo permettevano; ascoltò così quel disco a volume bassissimo e da lì trasse ispirazione per la sua composizione “Discreet Music”.

****** Chitarrista ben noto e all'epoca già collaboratore del Nostro in due notevoli album in duo, "No Pussyfooting" e "Evening Star", nonché uno degli ingredienti più importanti nella resa di "Another Green World".

******* Inizialmente, il disco si basava sull’idea di creare colonne sonore per film immaginari; ironia della sorte, successivamente alcuni brani del disco finirono veramente a corredo sonoro di pellicole cinematografiche.





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