Jon Hassell (1937-2021)

 






I passi si fanno via via più lenti, l'arsura è spietata. Cerco conforto all'ombra di una pianta di Guava gialla; mi siedo, apro un libro e mi metto a leggere. Con le dita impiastricciate di sudore, sfoglio quelle vecchie pagine ingiallite dal tempo. Duro poco però, perché il caldo non mi concede tregua: chiudo gli occhi - o me li fanno chiudere.

Scivolo via: sento lo scorrere di un fiume e il brusio incessante della vegetazione intorno a me. In aria volteggiano strani uccelli dalle piume cangianti, mentre un odore pungente e polveroso mi penetra le narici; un piccolo calabrone mi danza attorno. Alzandomi, noto che affianco a me c'è un millepiedi dal dorso blu: si mette davanti a me e inizia a camminare, con un passo cosi lento da darmi quasi fastidio. Lo seguo, con pazienza. La calura è rimasta quella di prima; anzi, mi pare leggermente peggiorata, con le pietre cotte dal sole. Attraversando la strada e la vegetazione - e spesso le due cose si perdono l'una nell'altra - sento un vociare sommesso. 

Arriviamo al fiume, stanco e sulfureo; ci troviamo in mezzo a dei suoni che non riesco propriamente a riconoscere: persone che parlano una lingua che comprendo solo a tratti. Ma quando una donna dall'occhio sinistro color perla parla rivolta a me e al mio amico millepiedi, capisco che devo seguirla. 

Le vado dietro per il sentiero oltre la valle, con il suo andare flessuoso che mi fa da bussola. Porta una serie infinta di ninnoli e pietre colorate su mani e orecchie; al punto che, quando si muove, mi pare sia lei a dare  il ritmo all'acqua del fiume. Impossibile, mi dico: eppure, non riesco a non pensarlo, guardandola.

Con lei a guidarmi, saliamo in cima ad una collina. Sposto lo sguardo in basso: a valle c'è un branco di animali che pascola allo sferragliare dei campanacci. Sono creature che non ho mai visto prima: sembrano un incrocio tra mucche e leoni. La loro forma mi stupisce, ma forse non li vedo bene, data la distanza. Posato lo sguardo in alto, noto con stupore che affianco al sole è sorta la luna, acquosa e pallida. Scendiamo verso il villaggio: un cerchio concentrico di casupole unite ad una qualche strano edificio che, se me lo chiedessero, non tarderei a definire come contemporaneo. Mi sembra evidente che qui il tempo è una cosa con ancora meno senso che in altri posti. La donna si avvicina ad un'edificio, poi mi guarda. Mi parla: ha una voce soffusa e sibilante. Improvvisamente, mi bacia; poi, sbattendo la porta, sparisce dentro la costruzione, cogliendomi totalmente impreparato. Alla scossa sonora dei vecchi cardini, tutti gli animali rispondono correndo o svolazzando in giro. Voltandomi, noto che il millepiedi pare scomparso. Ma poco dopo lo scorgo mentre corre a perdifiato; e mi accorgo che diventa sempre più grande mano a mano che accelera il passo. Corre cosi veloce che fatico a stargli dietro. Corre ed è sempre più grande, tanto che ad un certo punto il suo dorso blu diventa il cielo notturno tutt'intorno. 

Tra me e quel paesaggio non c'è più alcuna differenza. 

Questa per me è la musica di Jon Hassell. Grazie, Jon. Buona nuova vita!

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